Origini e Storia del Chianti
Fin dall’antichità l’area geografica toscana conosciuta come Chianti fu abitata da popolazioni che si dedicavano all’agricoltura. Furono gli Etruschi ad introdurre la coltivazione della vite, ma solo dopo l’anno Mille si sviluppò la forte vocazione vinicola del territorio. Oggi con il termine Chianti si identifica la zona di produzione del vino e il vino stesso. I primi documenti in cui il nome Chianti è associato al vino prodotto in questa zona risalgono alla fine del Trecento; nel corso dei secoli la produzione e l’esportazione di questo vino aumentarono vertiginosamente, e si rese necessario regolamentarne la realizzazione adottando una forma di tutela basata su criteri geografici entro i quali il vino doveva essere prodotto per essere definito Chianti.
La regione vinicola del Chianti presenta fattori ambientali e topografici ben precisi che, insieme a specifiche tecniche di coltivazione e vinificazione, individuano le caratteristiche che contraddistinguono il vino Chianti per qualità e unicità, e fanno del Chianti un vino storico toscano, presente sul mercato con due denominazioni DOCG che lo tutelano, Chianti e Chianti Classico. Il Gallo Nero, che secondo la leggenda fu determinante per la definizione dei confini di produzione del Chianti nelle lotte di dominio del territorio tra Firenze e Siena, è il simbolo adottato storicamente come marchio di qualità per il vino Chianti Classico.
Le Denominazioni: DOCG, DOC e IGT
L’etichetta costituisce per il vino una vera e propria carta d’identità del prodotto. Deve contenere infatti tutte quelle informazioni che lo rendano immediatamente identificabile e che consentano al consumatore di poter scegliere sulla base della sua provenienza e del metodo di produzione.
L’informazione principale per riconoscere un vino è la sua denominazione. IGT, DOC e DOCG, sono le sigle che indicano la provenienza del vino da filiere controllate.
La prima distinzione da fare, sulla base dei regolamenti comunitari e delle norme nazionali, è tra Vino ad Origine Geografica che possiede un legame territoriale e uno specifico disciplinare, e Vino senza Origine Geografica che non ha particolari disciplinari di produzione. Per i vini ad origine geografica i controlli sono affidati direttamente agli Enti di Certificazione accreditati.
I vini IGT, a Indicazione Geografica Tipica, riportano in etichetta l’indicazione geografica di provenienza, del vitigno base e dall’annata di vendemmia. Si tratta di vini provenienti da aree di produzione piuttosto ampie, le cui uve devono essere raccolte per la quasi totalità dalla zona geografica di provenienza.
I vini DOC, a Denominazione di Origine Controllata, sono prodotti in una zona geografica delimitata e di medie dimensioni, e devono rispondere a caratteristiche ben precise fissate dai propri disciplinari che vanno dalle varietà di uve che è possibile utilizzare alla gradazione alcolemica minima che il vino deve avere, al tipo e tempo di invecchiamento.
Ancora più rigide sono le regole imposte, sia nella fase di produzione che di imbottigliamento, per i vini DOCG, a Denominazione di Origine Controllata e Garantita. Si tratta della massima qualificazione nel settore vinicolo data a vini DOC di particolare pregio, riconoscibili per le proprie caratteristiche a livello nazionale e internazionale. È questo il caso ad esempio del Chianti Classico.
L’appartenenza di un vino ad una denominazione non solo è una forma di garanzia qualitativa a tutela del consumatore, è anche un riconoscimento per l’impegno dei produttori nel realizzare un prodotto di qualità riconosciuto e certificato.
Varietà di uva del Chianti
Il vitigno autoctono più diffuso nella regione del Chianti è il Sangiovese, del quale esistono diverse qualità, il Prugnolo Gentile, il Sangiovese Piccolo e il Sangiovese Grosso.
È un vitigno che si adatta a diversi terreni, argillosi e calcarei, dando origine a vini dalle caratteristiche diverse. Un vitigno che per caratteristiche e personalità contribuisce alla creazione di vini dal carattere unico e inconfondibile. Sin dall’antichità il Sangiovese veniva utilizzato per la produzione di un vino dal colore rosso tendente al granato, un gusto morbido, profumato di spezie e frutti di bosco, noto per freschezza e vivacità. Con il tempo questo vitigno diventa protagonista indiscusso nella produzione del vino Chianti, presente in percentuali che non devono scendere al di sotto dell’80% per il Chianti Classico.
Le altre uve che compongono il vino Chianti provengono principalmente da vitigni a bacca nera: Canaiolo, che compariva già nella ricetta originale del Chianti Classico codificata dal Barone Bettino Ricasoli nel 1872; Colorino, un vitigno autoctono della Toscana derivante dalla coltivazione di uve selvatiche che in passato veniva utilizzato per dare colore al vino; Cabernet Sauvignon, un vitigno originario della Francia ma molto diffuso in Toscana, capace di adattarsi molto bene ai terreni collinari e poco fertili, e alle diverse condizioni climatiche; Merlot, anch’esso vitigno pregiato proveniente dalla Francia, resiste ai terreni umidi ed argillosi, facilmente coltivabile anche in Toscana. Ammesse in piccolissima percentuale per la produzione del vino Chianti anche due uve a bacca bianca, il Trebbiano e la Malvasia.
Il vitigno autoctono più diffuso nella regione del Chianti è il Sangiovese, del quale esistono diverse qualità, il Prugnolo Gentile, il Sangiovese Piccolo e il Sangiovese Grosso.
È un vitigno che si adatta a diversi terreni, argillosi e calcarei, dando origine a vini dalle caratteristiche diverse. Un vitigno che per caratteristiche e personalità contribuisce alla creazione di vini dal carattere unico e inconfondibile. Sin dall’antichità il Sangiovese veniva utilizzato per la produzione di un vino dal colore rosso tendente al granato, un gusto morbido, profumato di spezie e frutti di bosco, noto per freschezza e vivacità. Con il tempo questo vitigno diventa protagonista indiscusso nella produzione del vino Chianti, presente in percentuali che non devono scendere al di sotto dell’80% per il Chianti Classico.
Le altre uve che compongono il vino Chianti provengono principalmente da vitigni a bacca nera: Canaiolo, che compariva già nella ricetta originale del Chianti Classico codificata dal Barone Bettino Ricasoli nel 1872; Colorino, un vitigno autoctono della Toscana derivante dalla coltivazione di uve selvatiche che in passato veniva utilizzato per dare colore al vino; Cabernet Sauvignon, un vitigno originario della Francia ma molto diffuso in Toscana, capace di adattarsi molto bene ai terreni collinari e poco fertili, e alle diverse condizioni climatiche; Merlot, anch’esso vitigno pregiato proveniente dalla Francia, resiste ai terreni umidi ed argillosi, facilmente coltivabile anche in Toscana. Ammesse in piccolissima percentuale per la produzione del vino Chianti anche due uve a bacca bianca, il Trebbiano e la Malvasia.
Chianti, Chianti Classico e Chianti Riserva
Il Chianti è un vino rosso toscano, del quale esistono due diverse DOCG, Chianti e Chianti Classico, regolamentate da diversi disciplinari.
La prima differenza tra il vino Chianti e il Chianti Classico sta nel territorio di provenienza. Nel Settecento il Granduca di Toscana definì i confini di produzione di questo vino all’interno della regione, una zona compresa tra le città di Firenze e Siena che abbracciava i comuni di Greve in Chianti, Barberino di Val d’Elsa, Tavarnelle Val di Pesa, San Casciano in Val di Pesa, Castellina in Chianti, Gaiole, Radda, Castelnuovo Berardenga; nel Novecento, quando la richiesta di questo vino crebbe enormemente, la sua produzione cominciò ad essere effettuata anche nei territori limitrofi rendendo necessaria una sorta di tutela a favore dei produttori originari. È da allora che si parla di Chianti Classico, quello prodotto nei confini storici, e Chianti prodotto anche in territori più lontani ed esterni alla regione. Solo al Chianti Classico fu associato lo storico marchio del Gallo Nero.
Il territorio non è l’unica elemento a determinare la differenza tra Chianti e Chianti Classico. È diverso il disciplinare, ossia quel regolamento che deve essere rispettato dal produttore per ottenere la certificazione.
Entrambi i vini sono prodotti con uva Sangiovese, al 70% nel Chianti, mentre il valore sale all’80% nel Chianti Classico; le restanti uve sono un blend di vitigni rossi complementari quali Cabernet Sauvignon, Merlot, Canaiolo e Colorino in differenti percentuali. Diversa anche la gradazione alcolica che parte da un minimo di 12° per il Chianti fino ai 13° del Chianti Classico e sale anche a 13,5° nel Chianti Riserva; così come diversi sono i tempi di invecchiamento che vanno dai 6 mesi del Chianti ai 12 del Chianti Classico e i 24 mesi del Chianti Riserva.
Il Chianti Classico Riserva è considerato un vino più nobile. La sua qualità dipende dall’annata di raccolta e dalla uve, solo le migliori saranno destinate infatti a diventare Chianti Classico Riserva.